Gli elementi fondamentali di un progetto di innovazione digitale

Abbiamo chiesto a Franco Andrighetti, AD di EFA Automazione quali sono gli elementi che un’azienda deve tenere in considerazione quando si affaccia a un progetto di evoluzione e innovazione digitale: tecnologia, innovazione, marginalità, ROI, efficienza produttiva, sicurezza. Qual è la scala delle priorità? Vediamo cosa ne pensa.

In linea di massima e a ragion veduta, le aziende che decidono di intraprendere un percorso di evoluzione e innovazione digitale lo fanno principalmente con l’obiettivo di incrementare l’efficienza produttiva dell’impresa. Questo tipo di decisione parte sempre dal board e ha una radice economico-finanziaria in quanto la soddisfazione dell’obiettivo di efficienza dal punto di vista della produzione, comporta benefici immediati e tangibili in termini di aumento della marginalità e ritorno sull’investimento. Se dovessi quindi definire una scala delle motivazioni per la transizione digitale posizionerei sul gradino più alto l’ottimizzazione dei processi industriali con investimenti finalizzati a dare un senso alla produzione. Essere in grado di capire quando e perché si verificano dei downtime, di percepire se e dove ci sono delle criticità e spazi di miglioramento, di monitorare i processi, di effettuare analisi basate su dati e quindi poter intervenire sull’intero processo con decisioni informate, rappresenta il cammino verso l’efficienza. Laddove le macchine rispondono a un sistema MES che le coordina e decide, in ottica di disponibilità di asset e risorse, quando e quali di esse devono operare in base anche a input provenienti da un sistema di ERP che riceve ed elabora gli ordini, mi trovo in presenza di un ciclo digitale chiuso e ottimizzato. Se mi voglio spingere oltre posso elaborare poi questi dati, provenienti da MES e ERP, analizzarli, monitorare la mia produzione e capire se e dove apportare correttivi in funzione di un incremento dell’efficienza.

Innovazione, tecnologia e sicurezza, sebbene tasselli fondamentali, non rappresentano mai il movente principale di un percorso di transizione digitale, ma ne sono una diretta conseguenza. L’innovazione in senso lato è spesso utilizzata come buzzword per promuovere o per supportare l’immagine del brand, molto raramente, è oggetto di investimenti per pura vocazione aziendale. La tecnologia invece è funzionale al raggiungimento di specifici risultati e, quindi, anche di quello più articolato e complesso che porta all’efficienza produttiva. Tanto è vero che, un investimento non viene mai deciso partendo da una specifica tecnologia bensì dalla sua capacità abilitante rispetto all’obiettivo prefissato. La sicurezza, intendendo quella informatica – perché do per scontato che chi intraprende un percorso di questo tipo abbia già fatto propri i concetti di sicurezza delle macchine e delle persone – pur avendo una valenza più che significativa, non rappresenta un fattore determinante. Tuttavia, l’importanza del tema della cybersecurity cresce in funzione dello sviluppo del percorso di transizione digitale fino a diventare una priorità poiché più un’azienda è digitalizzata ed estesa e più va protetta da eventuali intrusioni e minacce e salvaguardata da possibili furti di proprietà intellettuale.

Per tornare alla domanda direi che, avere ben chiare le priorità è certamente un primo passo verso il successo, in quanto permette di definire un piano di azione in base a una visione chiara degli obiettivi che si vogliono raggiungere, siano essi a breve o a lungo termine. Tuttavia, tale pratica non è così diffusa, soprattutto nelle PMI che rappresentano il substrato della nostra realtà industriale, poiché non si è ancora consolidata una vera cultura dell’innovazione e dell’evoluzione digitale. Tale carenza si manifesta nell’indulgere, da parte di queste aziende meno lungimiranti, in investimenti digitali effettuati più in funzione di un entusiasmo legato a incentivi governativi che a un piano di digitalizzazione ben definito e a largo spettro. Purtroppo, molto spesso il risultato è quello di una digitalizzazione frammentata che non potrà mai soddisfare quell’obiettivo di efficienza produttiva che viene espresso al massimo del suo valore in un ciclo digitale finito.